In una stanza scarsamente illuminata dalle vetrate a tutta altezza, Cynthia Larson appoggiò debolmente le mani al vetro, con gli occhi che si appannavano. Il suo vestito era scivolato fino alla vita, rivelando le sue squisite curve. Le sue labbra, di un rosso vivido, erano leggermente socchiuse, come a invitare, ammaliare l'anima di qualcuno.
In basso, la strada brulicava di persone; un profondo senso di vergogna si fece strada dentro Cynthia, facendola istintivamente desiderare di allontanarsi.
"Fai la brava," una voce maschile bassa e roca suonò dietro di lei. Subito dopo sentì il suo forte profumo mascolino avvolgerla, sopraffacendo i suoi sensi.
Immediatamente, la camera da letto si riempì di un'atmosfera rovente.
*****
Cynthia si svegliò alle nove del mattino seguente, con l'intero corpo dolorante come se si fosse rotto, sentendosi indolenzita ogni volta che si muoveva. A disagio, allungò la mano per lenire la sua vita dolorante, il ricordo della notte precedente che improvvisamente la inondò. Sembrava che l'uomo avesse una particolare predilezione per la sua vita, le sue mani che non la lasciavano mai lì durante il loro incontro.
"Sei sveglia." Una voce maschile suonò improvvisamente, interrompendo i ricordi non proprio decenti di Cynthia.
Cynthia girò la testa allarmata. "Perché sei ancora qui?"
L'uomo era appoggiato casualmente alla testiera del letto, la coperta che copriva a malapena la sua metà inferiore, il suo busto perfetto e i muscoli definiti in piena vista.
Sentendo la sua domanda, il suo petto vibrò leggermente divertito mentre la guardava con profondo interesse, dicendo in tono provocatorio, "Se non sbaglio, questa è la mia stanza. Mi chiedo come tu abbia trovato la tua strada qui, signorina Larson?"
Solo allora Cynthia si guardò intorno e ricordò perché si trovava in quella stanza.
Il Larson Group aveva affrontato significativi problemi finanziari negli ultimi due mesi. In un disperato tentativo di attirare investitori, Mason Larson, il padre di Cynthia, aveva alterato la sua bevanda e intendeva offrirla come regalo a un investitore. Era fuggita appena in tempo e si era imbattuta in questa stanza, il resto degli eventi della notte guidati dagli effetti della droga.
"Come fai a sapere il mio cognome?" chiese Cynthia, il suo tono che si abbassava mentre un'ondata di sospetto si faceva strada dentro di lei. 'Quest'uomo ha pianificato anche questo con mio padre?'
Le porse alcuni fogli dal suo comodino, tutti pieni delle sue informazioni.
Si rilassò un po' dopo aver letto i fogli, sollevata dal fatto che quest'uomo non avesse legami con suo padre. "Mi hai fatto delle indagini?" chiese mentre riponeva i documenti.
Alzando un sopracciglio, rispose: "Ho il diritto di sapere tutto sulla mia donna".
"Cosa intendi con questo?" Cynthia fu così sorpresa che si sedette bruscamente sul letto, tirando accidentalmente giù la coperta già scarsa che lo copriva.
Le diede un'occhiata lunga e persistente. La vista del bell'uomo, nudo e imperturbabile, e certe parti che sembravano pronte per un altro round, fu sufficiente a far spalancare gli occhi a Cynthia.
Arrossendo, si voltò e si scusò rapidamente. "Mi dispiace. Non volevo. Beh, ieri sono entrata nella tua stanza, ma tu, come uomo, non ci hai perso niente. Non c'è bisogno che tu vada così lontano."
Cynthia decise di non ricoprirlo, avvolgendosi invece strettamente nella coperta, ora molto consapevole della sua mancanza di abbigliamento.
L'uomo si accigliò, la sua voce si fece più profonda. "Pensavi di poter andare e venire dal mio letto a tuo piacimento?"
"Cosa vuoi, allora?" chiese, la sua testa che le doleva per la domanda.
"Sii la mia donna. Sei stata tu quella che è entrata nel mio letto per prima. Per essere onesti, deciderò io quando sarà finita."
Cynthia si sentì sopraffatta.
Si alzò e iniziò a vestirsi, infilandosi un abito che urlava spesa e lusso, coprendo quei muscoli selvaggi. Abbinato ai suoi tratti profondi e raffinati, emanava un'aria pulita e nobile.
Tirando fuori un biglietto da visita, lo porse a Cynthia, la sua voce nitida che suonava, "Il mio nome è Liam Sullivan, e questo è il mio biglietto. Ti do tre giorni per pensarci su. Se decidi che lo vuoi, vieni a trovarmi al Sullivan Group. Altrimenti, verrò io da te." Detto questo, le pizzicò la delicata guancia con le sue lunghe dita. "Ragazza, non pensare nemmeno di scappare."