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Mio marito è un mafioso

Mio marito è un mafioso

Autore: Blair Foxy

Capitolo 5
Autore: Blair Foxy
25 ago 2025
## Mio Marito è un Mafia Capitolo 5 DALZON’S Sospirai, irritato. Odio quanto innocente mi appaia in questo momento. Come può fingere ignoranza dopo tutto quello che abbiamo passato? O dovrei dire, durante il nostro matrimonio? Mancano solo sei mesi al divorzio e la sua amnesia doveva verificarsi proprio in questo momento. Era una coincidenza o il destino, *per grazia di Dio*? Sapevo che non era una cosa da poco. Se non fosse stata disobbediente quella notte, allora questo non sarebbe mai successo. Fa sempre la forte, ma alla fine fallisce sempre e mi crea problemi. Proprio come ora. Aspetta un attimo, cosa succederà ora che sono l'unico a conoscenza di ciò che è successo tra noi? La mia testa è stata attaccata da un mal di testa mentre cercavo di rimanere composto e raccolto nonostante le difficoltà che trovavo nella nostra situazione. "Perché non rispondi? Non abbiamo un figlio insieme?" La guardai accigliato. "Sì, ce l'abbiamo," mentii esitando, "È all'asilo nido in questo momento." "In questo momento? Non è stata informata del nostro incidente?" "Sei stata tu a dirmi di dare tutte le notizie a nostra figlia dopo la scuola per non disturbare gli studi. Non fare l'innocente con me." Tamburellai il gomito dopo aver incrociato le braccia sul petto. Mi chiedo come reagirebbe. Non credo che abbia perso la memoria. Solo dopo aver sbattuto la testa contro una roccia? Così facile? "... Davvero? Come si chiama?" I suoi occhi brillavano di innocenza, facendomi distogliere lo sguardo con irritazione. Lo odio. Odio dover affrontare la sua inconsapevolezza. Inoltre, non mi aveva mai guardato con uno sguardo del genere prima. Era sconosciuto ed estraneo. "Perché non provi a ricordare?" Le feci una domanda. "Cosa intendi? Non conosco nemmeno il mio nome, il tuo nome o nemmeno il nome dei miei genitori. Cosa ti fa pensare che ricordi il suo nome?" Non ce la facevo più, così mi girai e le afferrai il braccio, sollevandolo. Sibilai, stringendo i denti l'uno contro l'altro. Volevo scoprire che stava fingendo di aver perso la memoria, ma i suoi occhi avevano solo ingenuità, il che peggiorò la mia rabbia. Volevo colpire qualcosa per sfogare questa rabbia. Grugnii, prendendo a pugni il cuscino con un sospiro. Enfatizzai con voce soffocata. "Non riesci davvero a ricordare niente?" "... No. Sono sicura che ormai avrai confermato che soffro di amnesia," tirò via il braccio dalla mia mano, "Quindi dimmi, sei davvero mio marito?" "Cosa?" Chiesi incredulo. Sorrise amaramente. "Non sei nemmeno preoccupato per me. Sì, è possibile che tu non pianga perché faresti di tutto perché io possa ricordare tutto, ma i tuoi occhi mi dicono che non hai questa intenzione." Sorrisi beffardo, "E allora? Non ci siamo sposati per amore, dopotutto." Rimase in silenzio per un momento. Dopo essersi ripresa, sbatté le palpebre e poi sollevò il mento per guardarmi. "Come ci siamo sposati allora?" "Abbiamo avuto una relazione, che è sbocciata in una figlia." "Quindi abbiamo una figlia. Pensavo che avessimo un figlio." "Non sembri sorpresa, a differenza di prima. Come dovrei fidarmi che hai perso la memoria dopo quell'incidente?" Espirò, scuotendo la testa in segno di disapprovazione. "C'è qualcosa che posso fare, caro marito? Non sembra che tu voglia darmi un briciolo della tua cura e del tuo affetto. Qualunque cosa ti dica, non mi crederai. È giusto?" Sbuffai, raddrizzando finalmente la mia postura. Dopotutto, questa mia moglie è una persona spiritosa. È meticolosa e attenta agli altri. I suoi occhi acuti le hanno permesso di fare amicizia con persone di mentalità imprenditoriale, oltre a smascherare i loro trucchi con precisione la maggior parte delle volte. Devo ammettere che era affascinante sotto quell'aspetto. Per quanto riguarda gli altri... "Una cosa che non è mai cambiata in te è la tua mente acuta e spiritosa." La lodai beffardamente con uno schiocco della lingua. Mi sorrise in un modo malvagio e minaccioso. Ma rimasi calmo perché sapevo che questo era il suo modo di affrontare la sua condizione attuale. "Cosa avresti fatto se non avessi perso la memoria?" "C'è qualcosa che dovrei fare? Dovresti essere grata che fossi qui con te." "Voglio dire, se hai il coraggio, puoi uscire e lasciare che la ferita sulla tua schiena peggiori." Tirai su le labbra. "Sono così vicino a lasciarti sola. Non lo sai?" Ribatté. "Vai e vattene. Mi prenderò cura bene dei miei genitori senza di te. Era ovvio che non vuoi più passare del tempo qui." Mi leccai il labbro inferiore prima di afferrare il cappotto dall'appendiabiti e indossarlo. Non mi importava anche se fosse macchiato di sangue. Quello che volevo era uscire da quest'aria soffocante. Le dissi freddamente. "Certo, non venire a piagnucolare da me se non riesci a rispondere alle loro domande." Strinse le labbra, senza dire nulla. Meilyn sembrava pentita di quello che aveva detto, ma io sono il tipo di persona che fa ciò che crede sia giusto. E odierei dover rimanere qui con lei per il bene della sua vergogna. Dopo di che, uscii dopo aver chiuso rumorosamente la porta. Quasi presi a pugni la porta, ma mi trattenni e sibilai. Ha perso la memoria a causa della sua disobbedienza e ha avuto il coraggio di dare la colpa a me? Non capisco perché mi stesse criticando come se non avesse fatto niente di male. Mi ha detto di lasciarla sola? Certo, dato che lasciarla sola la rende la donna più felice della terra, la lascerò dannatamente sola! Gemetti, prendendo a pugni il muro accanto alla porta.

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