Vedendo che non rispondevo, Reuben sospirò e mi mandò un indirizzo. "Incontrami qui domani." Dopo aver riattaccato, controllai l'indirizzo e vidi che portava alla Griffin Corporation. Lo sapevo. Solo dal cognome di Reuben, potevo capire che era destinato a essere il classico tipo da CEO. Incuriosita, feci una rapida ricerca online. Quello che trovai mi fece sorridere da un orecchio all'altro prima di addormentarmi. Il giorno dopo, non appena arrivai all'ingresso della Griffin Corporation e mandai un messaggio a Reuben, vidi lei: la vera ereditiera, Melanie Jordan. Che sfortuna! Non potevo dimenticare come, quando mi ero appena trasferita, mi aveva arrogantemente cacciata fuori dalla famiglia. Inoltre, non era tutto. I miei ricordi erano pieni di esempi di lei che mi incastrava, sfruttando il senso di colpa della famiglia Jordan per bullizzarmi ripetutamente. Anni fa, fu la negligenza dei Jordan a portare allo scambio di bambini. Ma in qualche modo, ero io quella che finiva per essere incolpata di tutto. Melanie mi serbava rancore per aver preso il suo posto e averla fatta soffrire. I Jordan mi incolpavano di aver rubato la vita di lusso che spettava alla loro figlia biologica e chiudevano un occhio su tutte le volte che mi prendeva di mira. Era come se addossare la responsabilità a me li assolvesse da ogni colpa e li rendesse una famiglia perfetta e amorevole. Quando Melanie mi individuò, si bloccò sul posto con un'espressione altezzosa. "Beh, guarda chi c'è. Non sai che il tuo squallido io non appartiene qui? Griffin Corporation non è un posto in cui puoi semplicemente entrare." Feci un respiro profondo, pronta a rispondere a tono, ma qualcun altro mi precedette. "Se lei non può essere qui, chi può esserci? Tu?" Mi voltai e vidi Reuben in un elegante abito nero, che camminava verso di noi. "Ti ho aspettato al piano di sopra per così tanto tempo e sei ancora qui a perdere tempo?" Prima che potessi rispondere, Melanie si affrettò a parlare per prima, con il volto pieno di entusiasmo: "Signor Griffin, stavo per salire. Non c'era bisogno che scendesse per me!" Il tono indifferente di Reuben frantumò la sua fantasia in un istante. "Chi sei tu? Non stavo parlando con te." La sua espressione sbalordita mi fece scoppiare a ridere. La lingua tagliente di Reuben non risparmiava nessuno. In realtà, aveva quasi fatto a pezzi anche me prima. "Di cosa ridi? Sbrigati a seguirmi di sopra." Lo seguii rapidamente, lasciando Melanie, il cui volto era pieno di risentimento, indietro. In ufficio, il caffè che la segretaria mi aveva portato fu sostituito con semplice acqua da Reuben. Il suo sguardo continuava a vagare verso il mio stomaco. "Di' qualcosa. Cosa, ti ha mangiato la lingua il gatto? Non eri piuttosto loquace prima?" Mi rimpicciolii, cercando di minimizzare la mia presenza. "Cosa hai intenzione di fare?" Lui sogghignò. "Cosa intendi, cosa ho intenzione di fare? Non sappiamo nemmeno se è mio figlio. Cosa dovrei fare?" Mi strofinai nervosamente le dita, lasciando sfuggire una risata imbarazzata. "Beh, allora, forse potresti fornire un po' di mantenimento per i figli in anticipo?" Mi guardò incredulo e toccò il suo telefono un paio di volte. "Eliza, sei avida e sfacciata come sempre. Pensi che mi sarei perso questo spicciolo? Te l'ho appena trasferito." Le sue parole pungevano, ma in realtà, chi rifiuterebbe dei soldi? Vedendo tutti quegli zeri sul mio telefono, non potei smettere di sorridere. Jackpot. Assoluto jackpot! Quando mi ricordai che c'erano altri due potenziali padri, la mia eccitazione salì alle stelle. Reuben osservò la mia espressione eccessivamente soddisfatta e scosse la testa, incapace di nascondere il suo disprezzo. "Chi è il prossimo sulla tua lista?" Cancellai il sorriso dal mio volto, studiando attentamente la sua espressione prima di mormorare timidamente: "Devon Bailey." Lui alzò un sopracciglio, chiaramente sorpreso. "Beh, guarda caso oggi mi sto dirigendo alla Bailey Corporation. Vuoi venire con me?" Agitai immediatamente le mani in segno di rifiuto. Il pensiero di entrambi nella stessa stanza era troppo bello per sopportarlo. Lui ridacchiò. "Non essere timida. Sono generoso." Cercai di resistere, ma lui mi trascinò via senza sforzo, proteggendo la mia pancia mentre mi portava praticamente in macchina. Sentendomi completamente sconfitta, fui trascinata nell'ufficio di Devon da Reuben. Quando Devon ci vide entrare insieme, la sua espressione fu di puro shock. Tese una mano verso Reuben. "Signor Griffin, sembra che il nostro incontro dovrà essere riprogrammato." Reuben mi tirò fuori da dietro di lui. "Non c'è bisogno, signor Bailey. La discussione di oggi coinvolge tutti e tre." Mi sedetti sul divano, sentendo i loro occhi addosso. Tirai fuori nervosamente i risultati del test di gravidanza. "Ehm, quindi… sono incinta…" La mia voce si fece più silenziosa a ogni parola. Reuben incrociò le braccia, godendosi chiaramente lo spettacolo, mentre Devon fissava i risultati, sfogliando le pagine più volte incredulo. Alla fine, si aggiustò gli occhiali e mi guardò. "È mio?" Balbettai, incerta su come rispondere, ma Reuben intervenne con una risata beffarda. "Signor Bailey, non corra troppo. C'è solo il 33% di possibilità che sia suo." Devon gli lanciò un'occhiata. "Chi altro c'è?" Reuben annuì verso di me. "Faglielo tu questa domanda." Sotto gli sguardi intensi dei due uomini, rabbrividii e non osai emettere un suono. Se gli sguardi potessero uccidere, ero sicura che mi avrebbero già uccisa entrambi. I due si scambiarono un'occhiata prima che Devon chiedesse: "E chi è il terzo?" Abbassai lo sguardo, torcendo le dita nervosamente. "A-Aden Larsen." Reuben scoppiò a ridere. "Eliza, devo dire che il tuo gusto per gli uomini è impeccabile." Raddrizzai immediatamente la schiena e sorrisi con orgoglio. "Certo che lo è! Chi credi che io sia? I miei occhi sono acuti e le mie preferenze sono raffinate!"