"Pensi che io sia un buono a nulla?" La mia voce è ingannevolmente dolce quando il resto di me è così duro. "Sai perché mi sono fermato?"
"Perché?" dice lei, sembrando trattenere il respiro.
Non osare. È innocente. Dico le parole, comunque, in ogni caso. Voglio allontanarla. Adesso. Mi ha colto con le difese abbassate e questa è la massima invasione, resa peggiore perché desidero che accada di nuovo. "Mi sono fermato perché riconosco una fighetta stretta quando la vedo." Le incornicio la mascella con la mano destra, inclinando il suo viso arrossato verso il mio. "Mi piacerebbe scoparti a quattro zampe, proprio qui in mezzo alla strada, ragazzina. Duro quanto riesci a sopportare. Pensi ancora che io sia un buono a nulla?"
"No," ansa lei, il verde dei suoi occhi si fa più intenso, diventando una tonalità foresta. "Non lo penso."
Ignoro il rimpianto che mi pugnala al collo. "Bene."
Si toglie il mento dalla mia presa, mi aggira e continua a camminare lungo la strada, con le braccia rigide lungo i fianchi. Sono momentaneamente sbalordito dal senso di perdita che provo senza di lei di fronte a me – e poi mi volto di scatto, andando dietro di lei. "Sali sulla limousine. Adesso."
"Perché dovrei farlo?"
"Che ne dici per non prenderti una polmonite?" ringhio. "O farti rapire."
"O maltrattata a quattro zampe in mezzo alla strada?" chiede lei con aria composta sopra la spalla, con il dolore che danza nei suoi occhi.
Ancora più rimpianto mi si accumula sulla testa. "Ho detto che mi piacerebbe fare quelle cose, non che le farò," dico a denti stretti, seguendola sui talloni. "Smetti immediatamente di allontanarti e dimmi il tuo nome."
"Visto che l'hai chiesto in modo così educato, è Grace. Grace Hellington," dice lei, girandosi di nuovo per affrontarmi. "Non capisco. Perché vorresti che pensassi che sei terribile e scortese? Non puoi semplicemente essere l'uomo che condivide il suo ombrello?"
"Grace Hellington." Quel nome mi colpisce con una strana sensazione di déjà vu, mi sento leggermente stordito. Scuoto la testa per chiarire la sensazione. "Sono William Jones."
Lei incrocia le braccia, stringendo quelle labbra a cuore, e il mio cazzo diventa più duro del fottuto acciaio nei miei pantaloni. "Non hai risposto alla mia domanda, William."
È la mia immaginazione o il mio nome le esce dalla lingua come se lo avesse detto un milione di volte? "Mi hai fatto una domanda personale. Non rispondo a quelle." Ricomincia a girarsi, ma la afferro per il gomito. "Se faccio un'eccezione questa volta, salirai sulla limousine? Io...mi ritrovo a volerti al caldo e nutrita. Immediatamente."
E viziata fino al midollo, grondante di diamanti, perle e il mio sperma.
Un po' dell'ira svanisce dai suoi occhi. "Tutto è 'immediatamente' con te. Devi mai aspettare qualcosa?"
"No." La mia risposta la fa sorridere, incrocia le braccia e aspetta. La risposta alla sua domanda, presumo. Non puoi semplicemente essere l'uomo che condivide il suo ombrello? C'è una scheggia di disagio nella mia gola quando rispondo. "Condividere un ombrello potrebbe sembrare un piccolo gesto, ma ti ha fatto aspettare di più da me...emotivamente. Non ho niente da dare in quel modo." La mia mascella è abbastanza tesa da frantumarsi. "Se vieni a casa con me, tuttavia, ho beni che faranno sembrare irrilevante il fatto che io sia un coglione."
Una linea si forma tra le sue sopracciglia. "Pensi che non mi importerà che tu sia cattivo solo perché hai cose belle, come una limousine di lusso?"
"Esattamente."
Il suo sorriso è tremulo. "Ti sbagli."
Alzo un sopracciglio. "Dimostralo. Vieni con me e resta per una notte a casa mia. Rimarrò il mio totale stronzo mentre ti vizio come una matta e vedremo se vuoi davvero andartene la mattina."
Radunando visibilmente la sua fiducia, allunga la mano per una stretta. "Affare fatto, William."
La mia mano scivola intorno alla sua e una scossa statica mi percorre il braccio. E visto che il nostro accordo mi dà il permesso di essere il mio tipico spietato, la tiro bruscamente contro di me, appiattendo le sue dolci piccole tette contro il mio petto. "Hai appena fatto un patto con il diavolo, ragazzina," raspo, chinandomi e gettandola sulla mia spalla. Con lei che balbetta per lo shock, mi volto di scatto e mi dirigo verso la porta aperta della limousine, immaginandola già a casa mia. Nel mio letto. "Non si torna indietro ora."



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