Capitolo 6 La vista mi ritorna rapida come se ne era andata. Theo è a terra ai miei piedi e geme. "Cos'era?" chiedo, allontanandomi da Theo e stringendo la mano. "La scintilla," geme Theo, e poi inizia a ridere. "Cosa..." comincio, ma vengo interrotta dalla mia porta che si frantuma in mille pezzi. Ciò mi fa urlare e saltare indietro ancora di più. Un uomo dall'aspetto molto arrabbiato è sulla soglia della mia porta, respirando pesantemente. Osserva la scena di fronte a lui. Capelli scuri gli pendono sugli occhi, ma non nascondono la furia che sbircia dietro le ciocche scure. La sua mano si protende verso di me e le sue dita si tendono come se stesse afferrando qualcosa, poi il mio ossigeno viene interrotto. Mi gratto il collo, cercando di rimuovere qualsiasi cosa sia avvolta intorno ad esso che mi impedisce di respirare, ma non c'è niente. "Mason, fermati, sto bene," rantola Theo e si rimette in piedi prima di abbassare il braccio dell'uomo dai capelli scuri. Aria preziosa riempie i miei polmoni e crollo in ginocchio per il sollievo. "Josie, stai bene?" chiede Theo, inginocchiandosi di fronte a me. "Vattene… fuori!" rantolo tra respiri profondi. "Lascia che ti faccia controllare da un'infermiera," dice Theo dolcemente, allungando la mano e toccandomi il collo. Il suo tocco è rilassante ma anche doloroso per la mia pelle sensibile. Gli schiaffeggio la mano. "Hai sentito la signorina, vattene Theo, e porta via quel pazzo con te!" chiama una voce femminile. Alzo lo sguardo e vedo una ragazza bassa, dall'aspetto da folletto, in piedi vicino alla mia porta, con le mani sui fianchi e un'aria irritata. "Non voleva farlo, pensava che mi stesse facendo del male," spiega Theo. "Ti stava facendo del male!" urla Mason. "No, è stato fantastico. Era la scintilla," esclama Theo eccitato. La ragazza folletto ride incredula e Mason sembra che qualcuno abbia appena ucciso il suo gattino. I suoi occhi si posano di nuovo su di me e giurerei di vedere l'omicidio lì. "Certo, tesoro, tutti sanno che è un mito. Vai a prendere il tuo ragazzo e sognate ad occhi aperti altrove," liquida lei. "E aggiusta questa dannata porta!" aggiunge venendo a stare al mio fianco. "Cos'è la scintilla?" rantolo. "Dimentica per ora, stiamo iniziando con le basi, non con i miti," sorride, tendendomi la mano. La prendo e mi lascio tirare in piedi. "Sono Dorothy, ma tutti mi chiamano Dot. Mr. Collins mi ha chiesto di essere la tua guida, tutor e migliore amica," annuncia con un saluto. "Okay, mi hai beccata, ho mentito sulla parte delle migliori amiche, ma diventeremo migliori amiche, lo sento," quasi strilla. Sono un po' sorpresa dal suo atteggiamento allegro e dalla velocità con cui parla, soprattutto dopo essere stata appena attaccata dal sosia di Damon Salvatore. Guardo verso la mia porta e Theo e il suo amico assassino non si vedono da nessuna parte, anche la mia porta è tornata al suo antico splendore, non si direbbe mai che fosse stata frantumata in un milione di pezzi solo pochi istanti prima. "La mia porta," ansimo. "Mason l'ha riparata, è un idiota scontroso e possessivo, ma è anche ferocemente protettivo ed è fantastico averlo intorno quando le cose si rompono, anche se di solito è lui a romperle, ma nessuno è perfetto," dice con un'alzata di spalle. "Se ti chiedo qualcosa, sarai onesta con me perché sto per impazzire," chiedo mentre inizio a camminare avanti e indietro nella mia stanza. "Spara," cinguetta, lasciandosi cadere all'indietro sul mio letto ed esaminando le sue unghie rosa brillante. "Questo è un ospedale psichiatrico? Perché mia madre ha la psicosi, quindi forse è ereditario. Dopo tutto quello che è successo oggi, sto iniziando a pensare di essere impazzita davvero e tutto questo è un'allucinazione e sono una paziente qui, non una studentessa," sputo fuori. "No, è una scuola per Grey. A meno che non stia allucinando anche io… E se tutti qui stessero avendo la stessa allucinazione e tutti pensassimo di essere a scuola ma in realtà è un ospedale? E Mr. Collins è il nostro dottore sexy che cerca di farci tornare tutti sani di mente. Sarebbe esilarante," dice ridendo istericamente. La guardo a occhi spalancati finché non si ricompone. "È possibile?" chiedo. Quasi spaventata da quale sarà la sua risposta. "Nah. Ma mi piace l'idea che Mr. Collins sia un dottore, lo chiamerò così d'ora in poi. Ora vestiti, o perderemo la cena, e non vuoi vedere cosa succede quando io perdo la cena," sorride dolcemente. "Non ho vestiti," dico con una smorfia. Dot mi rivolge un sorriso furbo e schiocca le dita. "Voilà," sorride, e indica il mio armadio. Con un'espressione accigliata, apro le ante e guardo con stupore le aste ora completamente fornite. "Come hai fatto?" chiedo con stupore. "Okay, mi hai beccata di nuovo a mentire. Non sono stata io. Mr. Collins mi ha detto che aveva riempito il tuo armadio. Ragazza, devi aver fatto una buona impressione su di lui. Non l'ho mai visto essere così gentile," dice venendo a stare accanto a me e urtando il suo fianco contro il mio. "Gentile?" sbuffo. "È stato tutt'altro che gentile," deve aver portato tutto questo mentre facevo la doccia. Grazie a Dio non sono uscita senza l'accappatoio mentre era qui. "Mmmhmm," mi prende in giro e mi spinge oltre. Afferra un paio di pantaloncini neri molto corti, un top nero e una felpa con cappuccio rossa oversize con la scritta Greys Academy ricamata sul davanti. Poi apre un cassetto e tira fuori della biancheria intima prima di lanciarmi tutto addosso. "Vestiti, andiamo" mi fa un gesto di allontanamento. Prendo i vestiti in bagno e mi vesto velocemente. Tutto si adatta perfettamente e mi chiedo come Mr. Collins conoscesse la mia taglia, soprattutto la mia biancheria intima. Allontano dalla mia mente il pensiero di lui che sceglie la biancheria intima per me, non volendo che questo imbarazzo si aggiunga al casino di una giornata. Quando esco dal bagno Dot mi sta porgendo un paio di Converse bianche nuove di zecca, infilo i piedi dentro e seguo Dot fuori dalla porta, pronta ad esplorare il mio nuovo mondo.