Athena strinse gli occhi, un sorriso freddo e beffardo che le increspava le labbra mentre osservava la scena che si svolgeva davanti a lei.
L'uomo che scattava le foto era Lucas Harper, e accanto a lui c'era Zoe Murray, la sua rivale sconfitta. C'era anche un altro uomo con loro, qualcuno che Athena non riconosceva, ma che aveva la stessa espressione compiaciuta.
Athena si spostò con calma di lato, posizionandosi in modo protettivo di fronte a Claire. "Cosa ci fate qui?" chiese, la sua voce ferma, senza un accenno di paura.
Zoe sfoggiò un sorriso luminoso, ma falso. "Athena, ci conosciamo da anni. Ora che hai finalmente ritrovato i tuoi genitori naturali, dovevo venire di persona a farti le congratulazioni."
Il sorriso di Athena era tenue, indecifrabile. Sapeva che le voci sul fatto che non fosse la vera figlia dei Kennedy si erano diffuse a macchia d'olio, e tutti coloro che la invidiavano o la odiavano stavano aspettando con ansia di vederla cadere.
Zoe, che l'aveva sempre vista come una rivale, non era diversa: pronta a colpire ora che lo scudo di privilegi di Athena era caduto.
Ma Athena rimase in silenzio, lasciando che fossero loro a fare la prima mossa.
Wesley, ignaro delle loro vere intenzioni, li salutò calorosamente. "Allora, siete amici di Athena! Abbiamo preparato il pranzo. Perché non salite a mangiare con noi?"
"Papà, non sono amica loro," interruppe Athena, il suo sorriso immutato. "Mi stanno solo importunando, quindi non sentirti obbligato a intrattenerli."
Il sorriso di Wesley svanì e si rivolse a Zoe e agli altri con uno sguardo freddo. "Se Athena non vuole vedervi, allora vi sarei grato se ve ne andaste."
Athena aggiunse con calma: "Papà, mamma, per favore, salite prima voi. Mi occuperò io di questa faccenda e vi raggiungerò presto."
Il volto di Wesley si fece serio. "No, tu e tua madre dovreste tornare a casa prima. Me ne occuperò io."
Prima che Athena potesse dire qualcosa, Zoe intervenne a voce alta: "Athena, come puoi dire questo di noi?
"Fino a ieri sera, eri la figlia viziata della famiglia Kennedy, la seconda più ricca di Kitmore City. Sei cresciuta in una villa, hai viaggiato su auto di lusso e avevi servitori a tua completa disposizione.
"Ora sei stata scaricata e ridotta a vivere qui come una randagia. Siamo venuti come tuoi amici, portando dei doni, e dici che non siamo amici?"
Athena non si scompose, dato che aveva visto e sentito di peggio prima.
Ma Wesley e Claire impallidirono alle parole di Zoe. I loro occhi si riempirono di senso di colpa e tristezza mentre guardavano Athena, desiderosi di dire qualcosa, ma troppo spaventati per parlare.
Zoe, assaporando il momento, provò una contorta sensazione di soddisfazione. Prese il cesto di frutta dal suo ragazzo e strappò la carta da imballaggio con un sorriso beffardo. "Signor e Signora Donovan, scommetto che non avete mai visto frutta come questa prima d'ora.
"Questi sono mirtilli importati, i preferiti di Athena. Costano più di 60 dollari al chilo. Li abbiamo presi apposta per lei. Dato che non ci vuole su, potete prendere il cesto. Dopo tutto, non potrà più permettersi lussi come questo."
Il piano originale di Zoe era stato quello di filmare la nuova casa di Athena e pubblicarla online, ma dopo aver visto il fatiscente condominio, lo trovò così ripugnante che non voleva nemmeno metterci piede dentro.
I volti di Wesley e Claire si arrossarono di rabbia, pronti a esplodere.
Prima che potessero reagire, Lucas intervenne con un sorriso cattivo. "Athena, noi due avevamo qualcosa di speciale, non è vero?"
"Ieri sera è stato indimenticabile. Non hai lasciato i tuoi vestiti e la tua biancheria intima nella mia auto?" Lucas sogghignò. "Avevo persino promesso di riportarti dai Donovan, ma sei semplicemente svanita nel nulla."
La sua mente tornò alla notte precedente, quando aveva guidato per ore nella sua auto sportiva, cercando disperatamente Athena.
Fu solo verso l'alba che scoprì dalla domestica della famiglia Kennedy che era tornata a casa prima di mezzanotte. Il ricordo alimentò la sua rabbia e giurò di renderle la vita un inferno finché non avesse implorato di tornare da lui.
Le parole di Lucas furono molto più cattive delle provocazioni di Zoe, e ormai una piccola folla di anziani residenti e bambini si era radunata, sussurrando e indicando Athena.
"Non è la figlia di Wesley? Quella che è stata rapita da bambina? È così bella, ma come ha potuto una persona così giovane finire con un uomo del genere? Non è giusto," mormorò un residente.
Un altro intervenne: "Ho sentito che una famiglia ricca l'ha adottata. Deve essere abituata a vivere nel lusso. Come farà mai ad adattarsi alla vita modesta dei Donovan?"
Le loro osservazioni erano come aghi che trafiggevano i cuori di Wesley e Claire, riempiendoli di dolore.
Claire, tremante di rabbia, strinse i pugni e fissò Lucas con gli occhi pieni di lacrime. "Se continui a calunniare mia figlia, io... io non lo sopporterò..." balbettò, la sua voce tremante per l'emozione.
Wesley si rimboccò silenziosamente le maniche, pronto a confrontarsi con Lucas.
Ma prima che potesse agire, Athena si fece avanti con calma davanti a lui. "Papà, mamma, per favore, fidatevi di me. Posso gestirla io. Dovreste tornare a casa prima voi due," disse, il suo tono composto e rassicurante.
Wesley voleva discutere, dirle che non poteva gestirli da sola, ma la determinazione nei suoi occhi lo fermò.
C'era una tranquilla forza nel suo sguardo, una promessa che non stava bluffando. Capì che doveva rispettare i desideri di Athena.
Prendendo la mano di Claire, sussurrò: "Saliamo e guardiamo da lì. Se avrà bisogno di noi, li aiuteremo a cacciarli via."
Claire guardò Athena, poi gli astanti riuniti, i suoi occhi pieni di lacrime. Dopo un momento, annuì. "Va bene."
Una volta che furono al sicuro di sopra, Athena si fece avanti con grazia, il suo sorriso sereno e imperturbabile. "Zoe, anche se ora vivo qui, sono comunque più intelligente, più bella e più elegante di te. Non importa quanto tu ti sforzi, non sarai mai alla mia altezza."
Le sue parole colpirono Zoe nel profondo, proprio dove faceva più male.
















