Mi sentivo come se la testa stesse per esplodere e il cuore, strappato via. Niente mi aveva preparata a questo; nemmeno i bicchierini di vodka che avevo bevuto ieri sera. Ingoiai a fatica e guardai di nuovo; questa volta socchiudendo gli occhi per assicurarmi di vedere bene. "Fermati," dissi rapidamente all'autista. I miei occhi erano fissi sulla Toyota Corolla nera che non solo assomigliava all'auto del mio ragazzo, ma aveva anche la sua targa. Sbattei la portiera dell'auto, cercando qualche banconota nella mia borsa. L'autista borbottò un ringraziamento poco prima di sfrecciare via. Volevo dire una piccola preghiera sperando che non fosse così, ma mi fermai e mi guardai intorno. Correi attraverso il marciapiede, schivando turisti e auto in arrivo. Controllai di nuovo la strada e mi precipitai all'ingresso dell'edificio. Mi infilai le ciocche di capelli dietro l'orecchio e proprio mentre stavo lì a chiedermi cosa ci facesse Ian qui, vidi le figure. Le mani di Ian trovarono la strada per afferrare la vita di Helena e si diressero verso l'ingresso del motel con nient'altro che sorrisi. Alzai un sopracciglio perché non era possibile. Seguii, assicurandomi di mantenere le distanze per poter osservare. Il mio cuore perse un battito al pensiero della mia migliore amica che aveva una relazione con il mio ragazzo e il mio ritmo respiratorio aumentò. Dovevo farlo. Tornare indietro non era un'opzione. Le lacrime mi riempirono gli occhi, ma le trattenni e mi diressi verso la reception. La signora bionda si prese un momento dalla sua chiamata e lasciò cadere il telefono prima di girarsi verso di me. "Buongiorno signora, benvenuta al—" "Ehi," risposi in fretta. "Può uh—può darmi i dettagli della stanza delle persone che sono appena passate di qui?" Inclinai la testa e ingoiai a fatica prima di guardarla di nuovo. Non notai altro che i suoi grandi occhi azzurri che sembravano un po' sorpresi dalla mia richiesta. "Mi dispiace, la stanno aspettando?" Mi fermo. Ovviamente no. "No, ma ho davvero bisogno di sapere se alloggiano qui e se stanno—" "Mi dispiace signora, ma non posso divulgare alcuna informazione. È contro la politica dell'hotel." "Quello è il mio ragazzo e—" Mi fermai prima di avere la possibilità di dire la mia migliore amica. Chi va in un hotel con il ragazzo della sua migliore amica?? Le mie labbra diventarono così secche che dovetti inumidirle prima di espirare udibilmente. Volevo protestare, ma non sembrava che avesse intenzione di cambiare idea. Annuii in segno di sconfitta e mi girai per andarmene, ma la sua voce inudibile mi fermò. "Aspetti." La guardai e le sue labbra si arricciarono all'angolo. "Non posso rivelare molto, ma non è la loro prima volta qui." Scosse la testa. "Mi dispiace." Il mio telefono vibrò proprio tra le mie mani e fissai lo schermo. Helena: Ragazza, questo progetto mi sta uccidendo. Non riesco a capire niente, quindi sono seduta in biblioteca. Cosa fai? A che ora finisce il tuo turno? Che diavolo? Non sapevo nemmeno come reagire, ma prima di tutto, guardai la receptionist che ora mi guardava con comprensione e preoccupata che non mi annegassi o cadessi da una sporgenza. Mi girai e anche se non riuscivo a vedere chiaramente, continuai ad andare avanti. Ho faticato a mantenere un ritmo normale perché mi sembrava che il cuore stesse per saltarmi fuori dal petto. Era buio, ma la strada era ancora piena di tutti nel loro mondo. Ho cercato di afferrare il mio mondo; lavorare a due turni mentre cercavo di ottenere una laurea con una nonna che ha la demenza e scoprire che il mio ragazzo e la mia migliore amica si stanno scopando a vicenda. Spinsi la porta del mio appartamento e salii rapidamente le scale senza voltarmi indietro. Evitai il più possibile i vicini e nel momento in cui chiusi la porta, mi appoggiai ad essa. Lasciai che le lacrime trovassero la strada lungo le mie guance e imprecai per avergli permesso di farmi questo; per aver permesso loro di farmi sentire così. Mi tolsi la maglietta in un colpo solo e mi diressi verso il bagno. Non c'era molto da fare per farmi sentire meglio, ma un bagno con acqua fredda avrebbe almeno potuto ridurre il dolore. Trascorsi l'ora successiva seduta nella vasca da bagno e lasciando che l'acqua mi raggiungesse il collo. Non sono sicura di cosa provassi, ma c'era dolore, rabbia e delusione che mi attraversavano la spina dorsale. So che Ian è giovane: un ragazzo di seconda generazione con una personalità forte, ma lo amavo e quell'amore mi stava uccidendo. Mi sdraiai sul letto e chiusi gli occhi. Avevo bisogno di sentire qualcosa che non fosse il mio cuore che si stringeva. Pensai a modi per cambiare l'emozione. Penso al testo: mi considerava davvero una sciocca? Mi spostai per distruggere il mio telefono, ma bussarono. Un colpo che mi fece ansimare forte... Cercai di riprendere fiato, ma Ian entrò. Era semplicemente la cosa più bella del mondo con un'altezza perfetta e occhi verdi che potevano trafiggere la mia anima. Aprì la porta e i nostri occhi si incontrarono. "Ehi tesoro," disse e si avvicinò. Il mio cuore si fermò e cominciai a pensare: è possibile che stesse cercando di farsi perdonare per non essere stato presente al mio compleanno ieri? Mi fermai. "Stai bene?" chiese, alzando il sopracciglio e riuscii ad annuire. Si sedette accanto a me ed espirò. Il suo profumo riempì l'aria e non fui in grado di pensare a cosa stesse succedendo. "Credo di dover fare pipì." Attraversò la porta e si chiuse dietro di lui. Sono sollevata di sapere che potrei sbagliarmi su tutta questa storia. Ci fu un ronzio e guardai verso il telefono sul divano. Mi sporsi per guardare la barra delle notifiche. Helena: Dai un'occhiata a quello che hai causato... La curiosità ebbe la meglio su di me e cliccai sul messaggio.