Anastasia si ricordò del giorno in cui Wynne era sgattaiolata fuori dal letto e l'aveva chiamata nelle prime ore del mattino. "Wynne... Ma che diavolo mi chiami a quest'ora?" borbottò Anastasia, le parole impastate dal sonno. "Sei seduta? Devi sederti per questa cosa," sussurrò Wynne eccitata. "No, sono sul letto. Stavo dormendo finché tu non mi hai svegliata in modo maleducato." Wynne finse di essere offesa mentre pronunciava le parole successive: "Quindi non vuoi sapere le notizie entusiasmanti?" Ana sbuffò. "Tanto me lo dirai lo stesso..." Fece una pausa. "Sono sveglia adesso. Che succede?" "Io e James l'abbiamo fatto." Anastasia era troppo assonnata per capire tra le righe. "Fatto cosa?" chiese stupidamente. "Io e James abbiamo fatto sesso." Ci fu un secondo di silenzio. "Congratulazioni. Avete usato precauzioni?" "Non posso permettermi di rimanere incinta e prendere la maternità. Il signor Wright potrebbe licenziarmi. Ovviamente prendo la pillola... e abbiamo usato un preservativo." "Ehi. Volevo solo assicurarmi!" ribatté Ana. "Ora che ci penso... hai bisogno di tenere Damien Wright costantemente nei tuoi pensieri mentre fai sesso? Assicurati solo che il tuo momento sexy non stia scombussolando i suoi impegni?" scherzò. "Che schifo, Anastasia," disse Wynne con voce piatta. "Ora vado a raggiungere il mio splendido fidanzato a letto e mi godo i diversi orgasmi strabilianti che mi darà nelle prossime ore. Tu puoi goderti la tua notte raggomitolata nel tuo letto... da sola." Ana scoppiò a ridere. "Ehi, ehi. Mi dispiace. Stavo solo scherzando. Non toccare il mio punto dolente quando sono esausta. Domani mattina ti prendo un caffè. Dovrebbe saldare il nostro debito?" "Brava. Ci vediamo alle dieci, allora." Anastasia riattaccò il telefono e lo rimise sul comodino. Affondò la faccia nel cuscino e ci volle un po' prima che si riaddormentasse. La mattina dopo, Wynne si aggrappò ad Ana e le diede tutti i dettagli succosi della sua esperienza. "Wynne, ancora qualche dettaglio e mi sentirò come una voyeur," disse dolcemente mentre erano sedute al bar e sorseggiavano il loro caffè. Il telefono di Ana squillò con un messaggio, riportandola fuori dai suoi ricordi. Digitando velocemente il suo numero di stanza e attese. Ci furono alcuni minuti di silenzio prima che sentisse un leggero bussare alla porta della camera d'albergo. Guardò l'orologio una volta e sorrise di quanto Wynne fosse ancora puntuale. Si alzò per rispondere e aprì la porta, trovando Wynne con un'espressione cupa sul viso. "Ciao," disse Anastasia con un piccolo sorriso. "Ciao," rispose lei. "Non ti sei portata dietro James?" Wynne sospirò. "Ho pensato che questa conversazione dovesse avvenire senza un pubblico." Ana annuì, sapendo che era per il suo bene. Fece cenno a Wynne di entrare nella stanza. Quando si avvicinò alla zona salotto, si rese conto che la stanza era piena di giocattoli. Una spada di plastica era incastrata tra i cuscini del divano. Un'auto della polizia giocattolo che le aveva fatto perdere il sonno era proprio all'angolo del tavolo, pronta a far inciampare qualcuno. C'era una tutina buttata in un angolo della stanza e un paio di mutandine proprio accanto. "Scusa per il casino. È colpa del bambino," borbottò Ana. "Non importa," disse Wynne dolcemente. Ana vide qualcosa nei suoi occhi che non riusciva a capire. Avere tutte le cose di Baby Alan davanti a sé doveva averle fatto capire quanto fosse urgente la situazione. Ana non sapeva come continuare la conversazione perché niente di ciò che le veniva in mente avrebbe potuto renderla più facile. E siccome a volte allattava ancora al seno, non beveva nemmeno alcolici. "Vuoi qualcosa da bere? Posso chiamare il servizio in camera," offrì, nondimeno. "Non posso bere a quest'ora, ma probabilmente ho bisogno di qualcosa per iniziare la conversazione." "Vuoi che chieda una bottiglia di vino?" Wynne annuì immediatamente. Anastasia si avvicinò al divano e liberò la zona, creando abbastanza spazio perché entrambe potessero sedersi e parlare. Alzò la cornetta del telefono fisso e ordinò rapidamente una bottiglia. Anastasia non avrebbe mai immaginato di dover affrontare una situazione del genere. I Wright erano sempre sui giornali e lei si era assicurata di non trovarsi mai nello stesso posto di Damien o Wynne. Era sempre stata sua intenzione tenere Alan segreto a tutti, specialmente a Damien. Col passare del tempo, era diventata più sicura di aver preso la decisione giusta. Proprio in quel momento, seduta di fronte alla sua migliore amica, cominciò a mettere in discussione tutte le decisioni che aveva preso prima. Era giusto tenere un figlio lontano da suo padre? Probabilmente no. Ma era impossibile avvicinarsi a Damien Wright e dirgli che aveva un figlio dopo come l'aveva trattata. Si erano scopati una volta e non avevano nemmeno avuto una relazione. Non erano nemmeno vicini, per cominciare. Lei era un'impiegata tranquilla e laboriosa che ammirava il capo da lontano ed era la migliore amica della sua segretaria. Si scambiavano occasionalmente qualche parola perché lei era una figura chiave e presentava progetti alle riunioni. E forse... solo forse... era una delle tante donne che avevano dormito con lui... solo un'altra avventura di una notte, e lui le aveva spezzato il cuore completamente prima di sapere quanto le piacesse quell'uomo. Rimasero in silenzio fino a quando il vino non fu portato nella stanza. Lei versò un bicchiere a Wynne e poi versò un po' di ginger ale per sé. Sorseggiarono tranquillamente le loro bevande prima che Wynne parlasse. "Tesoro, hai un sacco di spiegazioni da dare," insistette. Ana non era sicura se Wynne stesse scherzando o se fosse semplicemente irritata. E non voleva scoprire quale fosse delle due. "Non sapevo che il mio CAPO e tu aveste una storia." "Non l'avevamo," rispose Anastasia rapidamente. "Beh, visto che tuo figlio esiste, mi permetto di dissentire su questo."