Asher osservava il sole tramontare alto nel cielo con grande sdegno. Occhiaie profonde gli segnavano il volto per la privazione di sonno della notte precedente. Era rimasto sveglio tutta la notte, in ascolto di un qualsiasi segno del ritorno di Lily, ma non aveva sentito nulla. Quando l'orologio aveva segnato mezzanotte, aveva capito che non sarebbe tornata quella notte, ma una parte di lui credeva che sarebbe tornata di prima mattina. L'impiego delle governanti era strettamente legato alla sua assenza o presenza, e la conosceva abbastanza bene da sapere che si sarebbe consumata per gli altri, eppure... non era ancora tornata alle dieci e mezza passate. I suoi occhi guizzarono verso la sveglia sul comodino e strinse i pugni con forza per impedirsi di scagliarla contro il muro. Non era solo l'ora a infastidirlo, era proprio quell'orologio maledetto. Due notti prima, ne aveva uno vintage classico sulla scrivania, ora era stato sostituito con un noioso orologio nero... lo stesso che aveva prima di sposare Lily, e questo lo faceva infuriare. Quando era entrato nella stanza la notte precedente, aveva notato i cambiamenti. Aveva percepito il graduale cambiamento di atmosfera e l'aspetto della sua stanza nell'ultima settimana, ma non era riuscito a definirlo; la notte precedente, però, quando era entrato... finalmente aveva capito, Lily se n'era andata portandosi via tutti i colori e il calore che aveva aggiunto alla sua vita. La sua stanza era tornata esattamente come l'aveva prima che lei entrasse nella sua vita, e invece di amarla... detestava ogni sua parte. Voleva quelle piccole, quasi impercettibili scintille di colore che lei aveva aggiunto. La prima volta che aveva notato i sottili cambiamenti che lei stava apportando alla sua stanza dopo che le aveva esplicitamente detto di non entrare mai più nella sua stanza, era stato infastidito... Ma ben presto, si era abituato e ora... Un leggero bussare alla porta lo distrasse dai suoi pensieri e lui alzò immediatamente lo sguardo verso la porta, le sue speranze si accesero. Si lisciò i capelli arruffati, prima di fare cenno alla persona di entrare. Mantenne il viso impassibile mentre la porta si apriva lentamente e finalmente la persona dietro la porta si rivelò e delusione e rabbia lo pervasero. Non era Lily, era Marie. "Cosa c'è?" ringhiò e Marie trasalì. "Signore," iniziò, spaventata a morte di dargli la notizia. Lei e il resto delle governanti e dei dipendenti avevano lavorato incessantemente la notte precedente, cercando di rintracciare la loro signora e quando finalmente ci erano riuscite... Lily si era categoricamente rifiutata di tornare a casa. Aveva cercato in tutti i modi di persuaderla, ma lei era irremovibile. "Hai intenzione di parlare o hai solo intenzione di startene lì a fissarmi come se mi fossero spuntate due corna dalla sera alla mattina?" Nel momento in cui la domanda lasciò la sua bocca, Asher sentì una piccola fitta di senso di colpa per il suo tono. Marie non aveva fatto nulla per meritare la sua rabbia, ma non c'era nessun altro a cui scaricarla. "Siamo finalmente riuscite a contattare la Signora questa mattina," disse Marie e Asher alzò un sopracciglio, "lei, tuttavia, si è rifiutata di tornare alla villa, signore. Invece, ci ha detto di aspettare un pacco da consegnarvi questa mattina, ha detto che vi chiarirà le cose... e a noi" borbottò l'ultima parte, sperando che lui non sentisse. Asher sentì un muscolo contrarsi sulla sua mascella e strinse forte i denti per impedirsi di esplodere di rabbia. Non riusciva a capacitarsi della ritrovata sicurezza di Lily nel mancargli di rispetto... Era lui a comandare, quello che diceva lui andava... e lei stava oltrepassando il limite, un po' troppo e il suo orgoglio non l'avrebbe sopportato. "E il pacco è arrivato?" Marie gli porse immediatamente la busta marrone. La sua mente gli diede un'idea di cosa potesse contenere, ma scelse di credere altrimenti. Poteva anche stare facendo i suoi giochetti ora, ma non oserebbe fare quello che pensa che stia cercando di fare... non quando sa cosa è in gioco. "Puoi andare ora," disse e Marie uscì in fretta dalla stanza. In tutti i suoi anni al suo servizio, non aveva mai incontrato un lato di lui così arrabbiato e amareggiato. Lanciò un'occhiata alla porta chiusa a chiave dietro di sé e scosse la testa, "avresti dovuto trattarla meglio," mormorò prima di affrettarsi ad andare via. Una volta che la porta si fu chiusa dietro Marie, Asher strappò la busta e ne versò il contenuto sul suo grembo. Prese il foglio di carta all'interno della busta e il suo petto si strinse per la rabbia che gli scorreva nelle vene. Un accordo di divorzio era scritto nero su bianco davanti a lui, e la firma di Lily era lì, in bella mostra, in fondo. Aveva superato il limite. Asher prese immediatamente il telefono e compose un numero. "Voglio la posizione di Lily entro 30 minuti, se non la ottengo... puoi sgomberare la tua scrivania," disse e riattaccò. Una volta che ebbe posato il telefono, strappò i documenti di divorzio in mille pezzi e li gettò nella spazzatura. Non l'avrebbe lasciata divorziare da lui, non era una sua decisione. Aveva accettato di restare al suo fianco per tutto il tempo che lui avesse ritenuto opportuno, e lui non le aveva ancora dato il permesso di andare. Il suo telefono squillò meno di 10 minuti dopo, informazioni sul luogo in cui si trovava Lily e su come raggiungerla erano in mostra davanti a lui. Un angolo delle sue labbra si sollevò in un sorriso compiaciuto, era ora di fare una visita alla piccola uccellina. Se lei non fosse venuta da lui, lui sarebbe andato da lei, e farebbe meglio a credere che l'avrebbe riportata indietro con sé, a qualsiasi costo. Lei è sua moglie, sua, e non ha mai permesso che nulla che fosse veramente e legittimamente suo gli venisse portato via.