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Il Contratto dell'Alfa

Il Contratto dell'Alfa

Autore: Riccardo Sartori

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Autore: Riccardo Sartori
21 apr 2025
Dane “Decima sposa, quella buona.” scherza Jenson mentre l'autista si ferma davanti al magazzino dei Moonshine. “Stai zitto!” lo fulmina Eric. “Zitti entrambi, cazzo! Prima che diciate qualcosa di cui poi vi pentirete!” 'Non imparerà mai.' riflette Aero, il mio lupo. L'autista apre la portiera: “Un secondo, devo parlare con i miei uomini.” La portiera si richiude e nessuno dei due proferisce parola. “Lei non è come le altre. Non le parlate, non la guardate. E tu, Jenson, tieni le tue fottute mani a posto, o potresti perderle questa volta.” Sono più scosso del solito. Neah era diversa dalle compagne scelte in precedenza. Non so cosa fosse, o se fosse perché ero abituato a donne sicure di sé, ma c'era qualcosa in lei. E anche Aero sembra apprezzarla di più dalle altre. Dovevo averla. “Lo dico sul serio!” sbottai, rivolgendomi al viso compiaciuto di Jenson, “Essere mio fratello non cambierà idea!” Si passa le dita sulle labbra come per chiuderle con una cerniera. Mi seguono fuori dall'auto. Davanti al vecchio magazzino, tutti e tre fissiamo l'edificio. Fino a un mese fa, non sapevo nulla di loro e anche dopo la mia visita, tutto ciò che avevo imparato era che l'Alfa Trey era un cretino. Busso con le nocche sulla porta. Si apre a malapena di un centimetro quando mi ci infilo con forza, facendo barcollare all'indietro il suo Beta. L'ho individuata subito, nascosta dietro un angolo. “Sei pronta?” chiedo. “Se vuole solo…” inizia il Beta Kyle. “Non stavo parlando con te. Stavo parlando con Neah.” L'espressione sul volto del Beta Kyle era un quadro. La mascella gli pendeva e gli occhi spalancati. Era ovvio che non gli era mai stato detto cosa fare, nemmeno dal suo Alfa. Neah esce dal suo nascondiglio, stringendo una borsa della spesa quasi vuota. Si morde il labbro inferiore e annuisce. “Dove sono le tue altre cose? Ti ho detto che dovevi fare le valigie.” “È tutto quello che ha.” sbuffa Trey facendo la sua comparsa. “Tutto qui?” lo fisso. “Sono tutti i suoi effetti personali? Ha, che ne so, poco più di vent'anni e questo è tutto quello che possiede?” “Cosa le serve di più?!” scherna il suo Beta. ‘Uccidilo, lascia che gli squarci la gola e si pentirà del giorno in cui ci ha attraversato.’ “Cosa aspetti?” sento una voce stridula orribile che sembrava vibrare attraverso i pavimenti. Distogliendo lo sguardo dal Beta, vedo una donna aggrappata a una statua di se stessa che sedeva in fondo alle scale. I suoi capelli biondi cadevano in onde intorno al viso mentre i suoi occhi verdi mi studiano e lei ondeggia i fianchi mentre si avvicina a Trey. Avevo notato la reazione di Neah ieri. Quando chiesi a Trey dove fosse la sua compagna. Tutto il suo corpo si era irrigidito dalla paura: aveva paura di questa donna e volevo capire il perché. “Prendila, Alfa Dane. Sono sicura che ti sarà utile come schiava, così come lo è per noi.” La sua voce stridula mi trapassa: “Guarda la stupida ragazza, sta per svenire.” La bionda scema ride. “Non puoi più parlare di lei in questo modo.” Fisso la bionda: “Non è il tuo giocattolo. Non è la tua schiava e ti suggerisco, Alfa Trey, di tenere a freno tua moglie. C'è solo una certa quantità di disobbedienza che tollererò.” “DISOBBEDIENZA!” strilla la donna proprio mentre il fondoschiena di Neah toccava il pavimento. “Come osi! Se qualcuno è disobbediente, è quel topo nell'angolo.” ‘Chi cazzo chiama topo?’ ringhia Aero. “Dovresti familiarizzare con il nostro accordo.” sbotto. “Sembra che la tua compagna non ti abbia detto tutto.” Facendo cenno a Eric, questi estra un grosso mucchio di carta dalla cartellina sotto il braccio: Il contratto che avevo preparato. “Tutto questo per il tuo aiuto?” gli occhi della sua compagna si sono spalancati. “Non faccio contratti a metà.” Prendendo il contratto da Eric, lo spingo contro il petto di Trey. “Andiamo nell'ufficio?” Trey apre la strada con la sua compagna aggrappata a lui e il suo Beta che si affretta dietro. I miei uomini li seguono mentre io rimango indietro per controllare la mia nuova compagna. “Sei più che benvenuta a unirti a noi, dopotutto, sei coinvolta in questo accordo. Altrimenti la mia auto è fuori, puoi prendere le tue cose e aspettarmi lì.” “Sono queste le mie uniche opzioni?” sussurra, tenendo gli occhi bassi. “Per ora. Personalmente, penso che dovresti sederti con noi. Mi darà grande piacere far arrabbiare quella compagna di tuo fratello.” Mantenendo gli occhi azzurri bassi, continua a stringere quella sua borsa. Così vicina a lei, posso vedere quanto stesse male. Anche il suo battito cardiaco era lento, come se stesse lottando per aggrapparsi alla vita. “Allora, cosa vuoi fare?” “Io…” la sua testa gira tra la porta d'ingresso e la direzione dell'ufficio. “Io… L'ufficio, immagino.” “Buona scelta.” Le tende una mano, ma lei non la prende. Si rialza in piedi. Barcolla un po', ma si raddrizza. Camminando qualche passo dietro di lei, vedo gli sguardi malvagi che riceve da Trey e dagli altri due idioti mentre entra nell'ufficio. “Siediti.” Sussurrai mentre passavo accanto a lei. La mia mano le sfiorò la parte bassa della schiena e lei si irrigidì immediatamente. Lei rimane in piedi, pietrificata. Solo i suoi occhi si muovono mentre scuote la testa. “Siediti!” lo dico un po' più forte. “Non ha quel privilegio qui!” scatte la bionda, con le labbra arricciate in un sorriso divertito. “Sedere non è un privilegio.” ringhio, chiedendomi cos'altro la stanno obbligando a fare. Non riesco a vedere lividi sulle braccia o sulle gambe, un buon segno, ho sperato. ‘Meglio che sia così!’ Aero si agita nella mia testa. Vuole tirarla fuori da quel posto tanto quanto me. La bionda arretra fisicamente sulla sua sedia. La bocca le si spalanca, scioccata che avessi detto qualcosa. “E ti suggerisco,” guardo Trey, “di dire a tua moglie di stare zitta. Oppure posso farlo io per lei.” “Alfa Dane, sei a casa mia…” “E hai bisogno del mio aiuto, giusto?” Tutti e tre si fumano dalla rabbia. A nessuno piace che gli venisse detto cosa fare nella propria casa, eppure hanno fatto proprio questo a Neah. Indico la sedia vuota tra Jenson ed Eric e lei finalmente si sedette. “Finiamo subito.” Sbotta Trey, “Prima se ne va, più felice potrò essere.” “Dovresti leggere il contratto.” rispondo. “Ho accettato che potessi prenderla come parte del nostro accordo.” “Idioti!” mormora Eric. Sa bene quanto me che i contratti dovrebbero essere letti prima di essere firmati. Firmarono senza leggere e praticamente mi rilanciarono il contratto. “Fatto.” Borbotta Trey. “Bene, puoi tirarla fuori da casa mia.” strillò la compagna di Trey. Se fosse dipeso da me, avrei semplicemente preso Neah, poi non avrei dovuto sopportare quei deficienti, ma in questo modo, non possono riaverla indietro. Anche se implorassero. Un contratto era un contratto ed era impossibile per loro uscirne. Alzandomi in piedi, tendo una mano a Neah: “Vieni, ce ne andiamo da questo buco di merda prima che perda la pazienza.” Le sue dita calde si inseriscono nella mia mano mentre si alza in piedi. L'altra mano stringe la borsa al petto mentre cammina con me verso la porta d'ingresso. Non si volta nemmeno per dire addio e questo conferma tutto ciò che avevo bisogno di sapere. Li odiava tanto quanto loro odiavano lei. Si ferma davanti alla porta d'ingresso aperta, la mano che si stacca dalla mia. I suoi occhi azzurri erano spalancati mentre fissava la limousine. “Vieni.” ordino. Eric e Jenson erano in piedi dietro di lei, osservandola con curiosità. ‘Sta bene?’ Eric mi contatta mentalmente. “Neah?” Mi posi davanti a lei e lei non si mosse. Sembra fissarmi attraverso di me. “È ora di andare.” “Va bene.” Le labbra si muovono a stento. Fece un passo avanti, quasi come se fosse al rallentatore. Le sue mani afferrano lo stipite della porta, le nocche si imbiancano mentre il suo battito cardiaco aumenta. Le labbra si aprino leggermente e la mano si stacca dallo stipite proprio mentre i suoi occhi si rivolgono all'indietro. “Ti ho preso.” borbotto, prendendola proprio prima che cadesse a terra. Tutto il suo corpo si irrigidì mentre la sollevai e la portavo all'auto. Era così debole ed era persino più leggera del previsto. Probabilmente non pesava molto più di un bambino piccolo. Jenson ed Eric salirono in macchina per primi. Jenson alzò un sopracciglio verso di me e aveva un sorriso stampato sulla faccia mentre io entravo con Neah sulle mie ginocchia. “Tieni i tuoi pensieri per te, Jenson!” La stringo forte, ascoltando il suo respiro e il ritmo del suo cuore mentre rallentava. Lasciando che le mie dita accarezzassero i suoi capelli scuri mentre riprendeva un po' di coscienza. All'improvviso, si rialza, allontanandosi da me e cercando di rendersi piccola il più possibile. Decidendo di non forzarla a fare niente, mantengo la mia attenzione sul mio Beta e mio fratello, parlando di cose del branco mentre lancio di tanto in tanto uno sguardo su di lei per assicurarmi che stia bene. “Vieni.” Mormorai mentre la limousine si fermava. Non aspettai l'autista e scesi da solo, tendendole una mano. “Sto bene.” disse finalmente, lanciando un'occhiata agli altri e facendosi strada verso la portiera aperta. Fissò la mia casa, ansimando leggermente. Era facilmente tre volte più grande della sua casa precedente e spero che fosse felice qui. Che avrei potuto darle una vita migliore della sua precedente. “Lascia che ti faccia fare un giro.” suggerisco mentre lei continuava a stringere quella borsa al petto. Mi segue, senza proferire parola. Non ho idea se stesse ascoltando quello che dicevo o no. “Gli omega si alternano a rotazione. È bene per i giovani imparare alcune responsabilità prima di ottenere lavori veri e propri.” Le dissi mentre le mostravo la sala da pranzo con un tavolo abbastanza lungo da poter ospitare venti persone. Ci spostiamo in cucina. Dove indico una lavagna appesa al muro. “Se hai bisogno di qualcosa, lo aggiungi alla lavagna e verrà ordinato.” Lei aggrotta le sopracciglia e ancora non disse nulla. Prendendo una penna, sorride. Forse si sente intimidita da me. “Allora dimmi, di cosa hai bisogno perché non c'è modo che tu viva sotto il mio tetto solo con le cose che sono in quella borsa.” I suoi occhi azzurri abbaglianti si vagano per la stanza. “Bene?” chiedo. “Non ho bisogno di niente.” sussura. Sospiro, iniziando a scarabocchiare cose. Intimo, jeans, abiti da ginnastica, vestiti, scarpe, qualsiasi cosa mi viene in mente per coprirla per qualche giorno. Tenendo la penna tra i denti, la afferro per la vita. I miei pollici si incontrano appena sopra l'ombelico e le mie dita toccano la sua spina dorsale. E' così magra, come fa a essere ancora viva?

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