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Il Linguaggio dell'Amore

Il Linguaggio dell'Amore

Autore: Katty&Cutie

Edward ed Elea
Autore: Katty&Cutie
29 lug 2025
Elea si svegliò dal sonno, sentendo il corpo completamente a pezzi. Si voltò e vide di essere già nella sua stanza. Era sotto cure mediche e sembrava che avesse bisogno di stare a letto per riprendersi. Il rumore della porta che si apriva indicò che Maria era entrata nella stanza di Elea. La ragazza sembrava felice di vedere Elea sveglia. “Sei sveglia?” Elea annuì. “Ho sete, dammi dell’acqua.” Elea chiese dell’acqua a Maria. La ragazza aiutò Elea a bere mentre era sdraiata. “Come ti senti?” Elea sospirò pesantemente. “Sto morendo!” Maria rise sentendo questo. “Sei fortunata che non ti abbiano fatto del male!” Elea guardò Maria scioccata. Non le avevano fatto del male? Come poteva dire una cosa del genere? Il suo viso era pieno di graffi a causa dell’anello di Rose, e metà della sua faccia aveva colpito il pavimento, causandole ferite. Il suo collo era segnato dalle corde. “Davvero, sono persino gravemente ferita, guarda. Devo forse morire prima che tu dica che questo è doloroso?” Maria rise sentendo questo, poi sorrise a Elea. “Sai, prima di te, c’era una ragazza che Edward aveva portato da un lungo viaggio quando era in affari. Quella donna era bella, gentile, a Edward piaceva, ogni notte Edward rimaneva con lei. Rose, Carroline, Dena, erano tutte trascurate. Un giorno, quella donna fu trovata morta in un magazzino. Sapevamo che la colpevole doveva essere una di quelle tre donne, Edward avrebbe potuto punirle. Ma Edward non lo fece perché chiesero aiuto a Esme!” Elea aggrottò la fronte. “Esme? Perché Esme?” Maria sorrise. “Esme è la serva più anziana qui, Edward la rispetta. Edward non ha mai avuto una madre da quando era piccolo, forse si prende cura di Esme perché sente la mancanza della figura di una madre!” Elea tacque, anche lei non aveva avuto una madre nella sua vita. “Davvero? Ma aspetta, voglio chiederti qualcosa.” “Cosa?” “Perché dicono che sono fortunata ad essere sopravvissuta a Edward perché sono entrata nel suo giardino?” Maria sembrò riflettere. “Sono una nuova serva qui, lavoro qui solo da un anno, ma ho sentito dire che chiunque osi entrare o avvicinarsi alle piante lì morirà. A Edward non piace che le sue cose vengano toccate. Quell’uomo è terrificante!” “Hai mai visto Edward?” Maria scosse la testa gentilmente. “No, non l’ho mai visto, sono i servi qui che me l’hanno detto.” Elea sospirò profondamente. “Allora perché pensi che sia spaventoso? Io vedo che è un uomo solo!” Maria fu sorpresa di sentire le parole di Elea. “Come puoi dire questo?” Elea tacque. “Non lo so, ma lo sento così.” “L’hai visto?” “Certo, ieri ho litigato con lui!” Maria si coprì la bocca scioccata. “E poi?” “E poi cosa? Gli ho chiesto un risarcimento per tutte le mie cose!” Disse Elea con passione, poi sussultò di dolore quando l’angolo delle sue labbra fu ferito. “Sei pazza! Non hai paura che Edward ti uccida?” Elea sospirò in silenzio. Aveva più paura di vivere in povertà in mezzo alla sua solitudine. “No, preferirei morire piuttosto che vivere sola e in mancanza di tutto!” Maria scosse la testa, guardando Elea. “Va bene, chiamerò Esme così può controllare le tue ferite!” “Aspetta.” “Cosa?” “Chi mi ha portato qui?” Maria sospirò. “Il servo che di solito prende la spesa dal magazzino. Sei svenuta lì con la faccia coperta di sangue.” Elea annuì capendo. “Non hai chiesto chi mi ha fatto questo?” Maria scosse la testa. “No, perché lo so già. Sono state quelle donne, giusto?” Elea annuì rapidamente. “Esatto, perché siete tutti in silenzio?” Maria sospirò, guardando Elea. “Allora cosa dovremmo fare?” “Dovresti denunciarlo alla polizia!” Maria rise sentendo le parole di Elea. “Sei pazza, chiunque muoia qui finirà solo sepolto. Nessuno ti cercherà, o addirittura piangerà per te.” Elea fu scioccata sentendo questo. “Ho sentito bene, è pazzesco? Se muoio lì, mi seppellirete e vi dimenticherete di me?” Maria annuì. “Sì, è così che va.” Elea non riuscì più a parlare. “Spero che tu possa sopravvivere più a lungo, mi piace parlare con te!” Elea guardò Maria con incredulità. Come poteva esserci un posto del genere che era stato abbandonato dalla legge del governo? “Esme non parlerà con Gerry o Edward?” Maria rise sentendo questo. “Chi sei tu? Non si prenderanno cura di te, a Edward non importa mai della vita degli altri. Anche quando si trattava di Rose, Dena e Carrol. Non gli importava, chiunque muoia sarà sepolto, e basta!” Elea si sentì davvero pazza se tutto questo fosse vero. “Allora come mi vendico di quelle donne?” Maria scrollò le spalle. “Non si fermeranno, anche se Esme le fermerà, questa non è la fine, El, lo ripeteranno finché non ce la farai più e sceglierai di morire!” Elea sentì che la sua vita era inutile lì. “Perché Esme non può aiutare?” “Non hanno paura di Esme.” “Allora? Di chi hanno paura?” “Edward, si fermeranno solo se Edward parlerà con loro.” Elea sospirò pesantemente. Non si era mai aspettata che se avesse lasciato la Villa, sarebbe finita per morire fuori a causa dei nemici di Edward. Ma sarebbe morta anche lentamente se fosse rimasta dentro la Villa. “Puoi farcela se vuoi essere al sicuro. Segui solo i desideri di tutte quelle donne.” Elea rise all’idea di obbedire ai desideri di quelle donne. Seriamente, non aveva mai obbedito a nessuno. Soprattutto a qualcuno che l’avrebbe resa davvero come un cane sottomesso. *** Pochi giorni dopo, Elea iniziò a riprendersi e divenne impegnata con il suo lavoro. Esme l’aiutò a trovare una posizione per un lavoro che Elea potesse fare. Elea finì per fare la lavandaia. Le fu assegnato il compito di lavare tutti gli effetti personali di quelle strane donne e le cose di Edward. Anche se tutte le attrezzature per il bucato che usava erano avanzate, Elea doveva ancora gestire alcuni vestiti disgustosi delle amanti di Edward. Elea non era sola; c’erano tre donne assegnate alla lavanderia. Elea aveva appena finito il suo lavoro e sentì il suo stomaco brontolare. Si diresse verso la cucina per trovare Maria o Esme. Normalmente, Elea mangiava nella sua stanza dato che era ancora malata. Questa volta, aveva bisogno di trovare dove poteva trovare del cibo per riempire il suo stomaco. Maria stava camminando non lontano da dove Elea si stava dirigendo. Elea corse rapidamente dietro a Maria, che le passò accanto. “Maria.” Maria si voltò quando Elea la chiamò. La ragazza, ancora con alcune bende sul viso, sorrise felicemente. “Elea, cosa c’è che non va?” “Maria, ho così fame, dove posso trovare del cibo?” Maria sorrise e prese la mano di Elea, conducendola in cucina. “Vieni, ti mostro io.” Elea annuì rapidamente e camminò mano nella mano con lei. Elea mangiò avidamente quando le fu servita una varietà di cibo. “Hanno così tanto cibo ogni giorno qui?” Maria annuì. “Sì, qui c’è uno chef speciale per preparare il cibo per il signor Edward e un altro per i servi.” Elea annuì, capendo. Con il viso ancora coperto di ferite da benda, Elea non era imbarazzata, anche quando occasionalmente incontrava i servi maschi lì. “Conosci le regole qui nella Villa?” Elea annuì rapidamente mentre masticava. “Sì, Esme mi ha spiegato tutto.” “Devi stare attenta qui. Quando non capisci la situazione qui, potresti pensare che tutti qui siano brave persone.” Elea smise di mangiare e guardò Maria. “Sono cattive persone?” Maria si sporse più vicino e sussurrò. “Alcuni dei servi hanno compiti speciali per tenere d’occhio. A volte ci sono spie dall’esterno che cercano le debolezze di Edward!” Elea sbatté le palpebre, sembrava inquietante. “Chi intendi? Chi sono queste spie?” Maria scrollò le spalle, non sapendo. “Non lo so nemmeno io, ma devi sempre essere cauta quando ti muovi e cammini in questa villa, perché ogni lavoro è sorvegliato, forse sembra che non gli importi, ma potrebbero farti cadere!” Sussurrò Maria, facendo guardare Elea in giro. “Perché è così spaventoso qui!” Maria sorrise. “Sì, è spaventoso, ma lavorare qui paga bene. Lavoro come serva qui, ma fuori, posso vivere liberamente!” Elea guardò Maria con incredulità, ma Maria sorrise e annuì mentre ascoltava. Esme non spiegò quanto stipendio avrebbe ricevuto Elea, ma Elea credette alle parole di Maria che avrebbe avuto molti soldi se fosse rimasta lì. *** Elea era molto piena e assonnata dopo aver finito il suo lavoro. Camminò verso la sua stanza e si separò da Maria. Camminava mentre muoveva la testa per la stanchezza. Elea era una bella ragazza, alta e snella. La sua pelle non era troppo pallida, i suoi capelli erano lunghi e neri, e aveva ciglia svolazzanti. La forma del suo corpo era proporzionata e era cresciuta bene in tutte le curve giuste. Era quasi perfetta, ma Elea non se ne rese conto. La ragazza, che si vestiva semplicemente, nascondeva la bellezza che possedeva. Elea camminava con passi stanchi, e quando sollevò il viso, vide qualcuno camminare rapidamente in un magazzino alla fine del corridoio, muovendosi in modo sospetto. Elea aggrottò la fronte, poiché il magazzino era in un corridoio diverso dalla sua stanza. Elea avrebbe dovuto girare se voleva tornare nella sua stanza. Ma la persona stava camminando dritto, affrettandosi, e scomparendo dalla sua vista. Elea si sentì sospettosa e seguì i passi veloci dell’uomo, come se stesse nascondendo qualcosa. La ragazza continuò a camminare verso il magazzino e si fermò di fronte al magazzino di stoccaggio del cibo. Elea esitò ad entrare; premette l’orecchio contro la porta ma non sentì nulla. Elea si fece coraggio ed entrò, aprendo la porta del magazzino non chiusa a chiave. Elea entrò, camminando più in profondità, sentendo qualcuno gemere, e accelerò i suoi passi finché non trovò l’uomo che aveva visto prima, già appeso al soffitto e lottando per slegare la corda intorno al suo collo. “Aaaaaaaa!” Elea urlò, fissando l’uomo che stava allungando il suo corpo, cercando di respirare ma soffocando con la corda. Elea andò nel panico e si avvicinò alla corda che lo legava, che era legata a un piccolo pilastro. Afferrò rapidamente la corda, cercando di aiutare l’uomo in modo che non morisse. Mentre Elea cercava di sciogliere il nodo sul pilastro, entrarono due servi, portando cesti per il cibo. Furono spaventati nel vedere Elea apparentemente cercando di uccidere l’uomo appeso lì. “Aaaaaaa!” urlarono mentre vedevano Elea tirare la corda. “Aiutatemi in fretta!” Elea urlò, lottando con la corda spessa e il nodo difficile. “Cosa stai facendo? Lo stai uccidendo?” Chiese uno dei servi, fermando il movimento di Elea e fissando l’uomo morto, i cui occhi erano ancora aperti. Elea rimase sbalordita e guardò i due servi. “No! Io non ho...” Elea si bloccò. Era scioccata da tutto quello che aveva fatto. “Lo hai ucciso tu?” “No!” “Presto, riferite a Esme!” Disse uno dei servi, facendo uscire l’altro servo dal magazzino. “Non l’ho ucciso io, stavo cercando di aiutarlo a liberarsi dalla corda!” “Non avvicinarti! Resta lì.” Elea fermò i suoi passi, cercando di avvicinarsi al servo. “Ma non l’ho ucciso io, credetemi!” Elea sembrava in preda al panico, fissando l’uomo, poi tacque, asciugandosi il viso. Si accasciò, fissando l’uomo morto appeso all’interno del magazzino. Arrivò Esme, seguita da diversi servi maschi. Esme si avvicinò a Elea, fissando l’uomo morto appeso lì. “Cosa stai facendo?” Elea guardò Esme con un’espressione confusa. Elea si voltò e vide Maria entrare nel magazzino, fissando Elea con occhi indecifrabili. “Esme, non l’ho fatto io questo?” Esme tacque, incapace di parlare mentre guardava il giovane appeso lì. “Come è successo questo?” “Esme, l’ho seguito quando l’ho visto camminare in modo sospetto verso il magazzino. Ho camminato lentamente, guardandolo entrare qui. Ma quando sono entrata, era già lì!” “Sta mentendo!” Il servo che era arrivato prima interruppe le parole di Elea. “L’ho vista tirare la corda per ucciderlo lì.” Maria chiuse la bocca dopo aver sentito questo. “Esme, è un malinteso, stavo cercando di slegare la corda per salvarlo, ma ero troppo tardi, sono entrati e mi hanno visto farlo!” Esme rimase in silenzio, chiudendo gli occhi, confusa. “Per favore, parla con Gerry, digli di venire a incontrarmi!” L’uomo in piedi accanto a Esme annuì e si allontanò da loro. Esme fissò Elea, poi camminò per guardare il magazzino. “Presto, abbassatelo!” Esme ordinò all’altro servo maschio. Esme si allontanò dal magazzino e poi fissò Elea sulla soglia. “Portatela nella mia stanza!” Esme incaricò Maria e gli altri servi di portare Elea con loro.

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