"12:20." Dice senza nemmeno dare un'occhiata al suo orologio da polso. Mi ci vuole un attimo per capire cosa significa.
Salto giù dal divano, ma è un movimento eccessivo per il mio cervello provato dai postumi della sbornia, e barcollo sulle punte dei piedi per un istante. Passo una mano tra i capelli e chiudo gli occhi per un paio di secondi. Finché il mondo smette di oscillare sotto i miei piedi
















