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Il Mio Professore Vampiro

Il Mio Professore Vampiro

Autore: Joooooe

Capitolo 2: L'uomo al bar
Autore: Joooooe
23 giu 2025
Punto di vista di Tessa Quest'uomo era di una bellezza sconvolgente, doveva avere venticinque anni al massimo. Alto, imponente, una figura che riempiva lo spazio. Il cuore mi martellava nel petto, tanto da farmi dimenticare, per un istante, dove mi trovavo. Impossibile distogliere lo sguardo. Era come se quel suo modo di guardarmi mi avesse inchiodata al suolo. No, non si limitava a guardare il mio viso. Sondava la mia mente, il mio cuore, la mia anima. "Tessa, andiamo!" insistette Ruby, strattonandomi. "Ancora un piccolo sforzo." Ruby, ovviamente, non si era accorta di lui, ma a malincuore mi voltai e la seguii dentro il locale. Quegli occhi... innaturali. Non riuscivo a scrollarmeli di dosso, anche dopo averlo perso di vista. E quel modo in cui mi aveva guardata... un colpo al cuore. "Sorpresa!" esclamò Ruby, gesticolando verso l'interno del bar non appena varcammo la soglia. Aggrottai la fronte, guardandomi intorno. Non era un bar qualunque. Uomini incredibilmente sexy, a torso nudo, servivano ai tavoli. Altri ballavano su un palco, ammiccando alle clienti. "Mi hai portato in un bar di gigolò?" sbottai. "Devi scioglierti un po', divertirti! Dimentica quel fallito di Brian. Ci sono un sacco di ragazzi migliori, là fuori, che aspettano solo te." "Dubito di trovarli in un posto come questo," risposi, scuotendo la testa. Lei rise, mi afferrò un braccio e mi trascinò verso gli sgabelli del bancone. "Due tequila shot, grazie," ordinò al barista. "E un'acqua naturale per me." "Io non voglio shottini," protestai. "Ma dai! Siamo in un bar, devi bere qualcosa. Stasera ti farò dimenticare Brian, costi quel che costi." "Preferirei non ubriacarmi," ammisi, timorosa. "Farò la brava, berrò solo acqua. Ma questi due shot sono per te," spiegò. Il barista appoggiò i bicchierini di tequila e il bicchiere d'acqua davanti a noi. Ruby sorrise, invitandomi a prenderne uno. "Accontentami." Sapevo che aveva ragione. Dovevo rilassarmi, buttarmi giù un paio di drink. Non bevevo quasi mai, perché a Brian non piaceva vedermi ubriaca. Buttai giù il primo shot, con una smorfia per il bruciore che mi graffiò la gola. Ruby rise di gusto. "Brava, così si fa!" esclamò, dandomi una spallata amichevole. L'ultima volta che avevo bevuto era con mio padre, nella nostra fattoria. Spesso ci concedevamo un bicchiere insieme, durante i lavori serali. "Non so cosa farò..." mormorai, fissandomi le mani. "Non posso tornare a casa, le mie cose sono tutte lì." "Non pensarci nemmeno, Tessa. Lo sai che puoi stare da me. Domattina passo a prenderti le tue cose. Non preoccuparti di niente." In quel momento, le fui immensamente grata. Il cuore mi si straziava al pensiero del tradimento di Brian. Era chiaro, ormai, che non aveva mai voluto me. E io che avevo fatto di tutto per lui! Accettavo di andare ai brunch con i suoi amici, indossavo i vestiti che gli piacevano, mangiavo i cibi che mi consigliava. Mi allenavo tutti i giorni, per essere sempre in forma per lui. Avevo persino frequentato i corsi che voleva lui. Mi ero trasformata completamente, per lui. Tutto inutile. Ma ora capivo: voleva solo farmi diventare come lei. "Tu continua a bere, che io ti procuro un ragazzo," disse Ruby mentre ingurgitavo il secondo shot. "Ruby, no... io non..." Troppo tardi. Era già sparita. Sospirai, mentre il barista mi piazzava davanti altri due bicchierini. Doveva averli ordinati prima di sparire. La testa già mi girava per i primi due, ma buttai giù anche il terzo. All'improvviso, una carta di credito platino scivolò sul bancone, facendomi bloccare. I miei occhi seguirono la mano, risalendo fino a incrociare quegli occhi che non riuscivo a dimenticare. Era l'uomo di fuori. Ruby, in fondo, si era accorta di tutto. Doveva averlo scovato da qualche parte nel locale. Lavorava lì, come gigolò. Ecco perché mi aveva guardata in quel modo... famelico. "Addebiti le sue consumazioni su questa carta," disse al barista, con un tono fermo, autoritario. Non smise di fissarmi, neanche mentre parlava con il barista. Ero come ipnotizzata. "Non dovevi farlo," riuscii a dire. "Mi hai dato una scusa per parlarti." La sua voce era molto più profonda di quanto avessi immaginato. "Volevi parlarmi?" chiesi, sentendo il cuore impazzire nel petto. Prima che potesse rispondere, il barista tornò con la carta e lo scontrino. Lui frugò in tasca, tirò fuori una banconota da cinquanta dollari e la lasciò cadere sul bancone come mancia. Buttai giù l'ultimo shot di tequila e scivolai giù dallo sgabello. "Andiamocene da qui," gli dissi, cercando di non perdere l'equilibrio. "Dove vorresti andare?" "In albergo," risposi, aggrottando la fronte. Doveva essere alle prime armi, come gigolò. "E perché mai dovremmo andare in un albergo?" Il suo tono era basso, incredibilmente sexy. Un brivido di calore mi percorse tutto il corpo. "Per fare sesso, ovviamente." Ma che problemi aveva? I suoi occhi si fecero più scuri, quasi rossi, forse mi sbagliavo. Si allontanò di un passo, mi scrutò da capo a piedi, poi quello sguardo famelico tornò a divorarmi. "Se è questo che desideri," disse, porgendomi la mano. La presi e lo seguii fuori, senza vedere traccia di Ruby. Le avrei mandato un messaggio più tardi. Poco distante era parcheggiata una Bentley nera. Lui si diresse verso l'auto e mi aprì la portiera. Dopo un attimo di esitazione, scivolai sul sedile del passeggero. Guidammo per circa venti minuti, fino a raggiungere una villa dal lusso ostentato. "Questo non è un albergo," feci notare. "Sembra più un resort." Lui sorrise, compiaciuto, e scese dall'auto. "Gli alberghi sono squallidi. Preferisco fare sesso a casa mia," disse, avviandosi verso l'ingresso principale. "Abiti qui?" esclamai, scendendo di corsa dall'auto. Non si degnò di rispondermi. Una volta dentro, rimasi a bocca aperta per la grandezza e la bellezza della villa. "C'è un bagno che posso usare?" chiesi. "Vorrei rinfrescarmi un po'." Mi indicò il corridoio. "In fondo a destra," disse, prendendomi il cappotto. Lo ringraziai con un cenno e mi diressi verso il bagno. Avevo bisogno di un attimo per riordinare le idee. L'alcol mi dava ancora alla testa, e il suo sguardo era così... intimidatorio. Brian era stato il mio primo uomo, l'unico. Non volevo fare una figuraccia. Non immaginavo che i gigolò guadagnassero così tanto da potersi permettere case e auto di lusso. Avrei dovuto avvisare Ruby, dirle che ero arrivata sana e salva e che sarei tornata da lei tardi. Ma proprio mentre tiravo fuori il telefono dalla tasca, la porta del bagno si spalancò e lui apparve, appoggiato allo stipite. Mi voltai di scatto, sentendo un nodo stringermi la gola. Mi rivolse un sorriso diabolico, irresistibile. In quel momento lo desiderai ancora di più. "Hai un profumo che mi manda fuori di testa," sussurrò, con voce roca. Non capii cosa volesse dire, ma la cosa mi eccitò all'istante. Si avvicinò, mi cinse la vita con le braccia, mi sollevò fino a farmi sedere sul lavandino e mi baciò in un modo che mi accese l'anima. Il rubinetto si aprì, sentii l'acqua inzuppare la mia camicetta e gocciolare sul ripiano. Avvolsi le gambe intorno alla sua vita, stringendomi a lui, abbandonandomi a quel bacio sempre più profondo, mentre la sua lingua esplorava la mia bocca. Finalmente si staccò. I suoi occhi erano diventati completamente rossi. Non avevo paura, ero come ipnotizzata. "Sei sicura di volerlo fare?" mi chiese, con un sussurro rauco. "Ci conosciamo appena." Lo studiai per un istante. Non sapevo se fosse l'alcol a darmi questa sicurezza, o se fosse la sua presenza a farmi sentire così eccitata. Ma risposi alla sua domanda togliendomi la camicetta e gettandola a terra. I suoi occhi si accesero di un rosso ancora più intenso. Era surreale. Iniziò a baciarmi il collo, senza esitazione, facendomi venire la pelle d'oca. All'inizio sentii un leggero pizzicore, poi, sopra l'effetto dell'alcol, si aggiunse un nuovo, meraviglioso senso di vertigine.

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