"Chi si tira indietro?" ribatté Whitney. Il suo corpo ondeggiò mentre lasciava sfuggire un ruttino leggermente ubriaco. L'uomo le diede un ultimo sguardo profondo prima di tirarla fuori dal bar. Whitney, ubriaca, non aveva idea di come fosse finita in un'auto nera o di come fosse arrivata nella stanza d'albergo. Fu solo quando l'uomo la spinse contro il muro e la freddezza di esso le colpì la schiena che finalmente vide il bagliore caldo delle lampade nella stanza. "Spegni le luci..." mormorò lei. L'uomo, con gli occhi neri come la notte, la fissò senza reagire alla sua richiesta. Invece, disse con voce profonda: "Puoi ancora tirarti indietro, ora." Whitney si sentì come se la stesse guardando dall'alto in basso. Era solo una storia di una notte. Di cosa c'era da aver paura? "Se Damian può, perché io no?" Detto questo, pose le mani dietro la sua nuca, sforzandosi di stare in punta di piedi. Si concentrò sulle sue labbra ben definite e lo baciò. Le sue labbra morbide sfiorarono le sue, ma si toccavano appena. L'uomo si bloccò quando si rese conto che lei non sapeva come baciare. Proprio mentre stava per tirarsi indietro, lui le cinse delicatamente la vita con una mano e le cullò la nuca con l'altra. La guidò dolcemente nel bacio, conducendola attraverso l'esplorazione. Whitney si sentì avvolta dalla sua gentilezza. Il suo cuore accelerò, ma gradualmente si abbandonò al momento. Mentre le cose si facevano più intense, l'uomo la rassicurò dolcemente, dicendole di non essere nervosa. Corrugando la fronte, Whitney fissò il tremolio delle sue lunghe ciglia scure. Il suo bel viso era contratto in un'espressione controllata. Un'improvvisa intensità la colse alla sprovvista, portandole le lacrime agli occhi. L'uomo la strinse forte. Presto, Whitney percepì qualcosa di diverso: il suo stesso desiderio di qualcosa di più. Nel momento in cui lui abbassò lo sguardo e notò la sua espressione, emise una leggera risata, poi la attirò più a fondo nel momento. … Whitney aprì gli occhi alla luce brillante del giorno. Disorientata, non era sicura di dove si trovasse. Mentre si sedeva, i ricordi della notte la invasero come una marea. "Mi vuoi? Non ci perderai." Santo cielo, cosa aveva detto? Diede un'occhiata al letto in disordine e quasi svenne. Whitney si girò subito su un fianco. Proprio mentre si sentiva sollevata nel vedere lo spazio vuoto sul letto accanto a lei, il rumore dell'acqua che scorreva dal bagno echeggiò, e un'ombra si mosse dietro il vetro smerigliato. Dimenticandosi del suo disagio, si vestì velocemente, afferrò la borsa e le scarpe e corse fuori dalla stanza. Non appena uscì dall'hotel, un taxi la stava aspettando. Saltò subito dentro. Una volta che Whitney si calmò, la sua mente continuò a riprodurre le scene della notte precedente. Non ci poteva credere. Aveva appena dormito con uno sconosciuto. Il suo primo bacio era andato. E... avevano fatto tre *round* in una notte. Quando raggiunse l'ufficio, era già passata l'ora di lavoro. Entrò nell'ufficio della segretaria, dove un collega le si avvicinò immediatamente. "Sei in ritardo. Il signor Howard ti sta cercando." All'Howard Group, a parte l'assistente di Damian, Billy Lawson, nessuno sapeva che fosse fidanzata con lui. "C'era traffico sulla strada. Lo vedrò adesso." Whitney posò la borsa e afferrò il documento che Damian avrebbe dovuto firmare ieri prima di dirigersi verso il suo ufficio. Bussò due volte e la sua voce rispose: "Avanti." Damian era seduto alla sua scrivania, esaminando dei documenti. Dopo un momento, alzò lo sguardo e si avvicinò a lei. "Perché non hai risposto alle mie chiamate ieri sera?" chiese gentilmente. Sul suo viso si leggeva una traccia di rimprovero preoccupato. "Ero così preoccupato per te." Mentre si avvicinava, aveva visto le chiamate perse di Damian. Fissò il suo viso. La sua espressione era così genuina, come se si preoccupasse davvero per la sua sicurezza. "Il negozio di abiti da sposa ha chiamato ieri dopo il lavoro per dire che l'abito era pronto. Volevo che tu venissi con me, ma non c'eri. Dopo aver finito con quello, sono andata a trovare mia madre in ospedale. Avevo il telefono in silenzioso e non l'ho sentito squillare." Damian le infilò delicatamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "La filiale aveva un problema, quindi ho dovuto andarci. Avresti dovuto chiamarmi. Allora, com'è l'abito? Se non ti piace, possiamo ridisegnarlo. C'è ancora tempo." Whitney scrutò attentamente la sua espressione. Tuttavia, non riuscì a rilevare la minima traccia di colpa, come se tutto ciò che aveva sentito di nascosto fuori dal camerino ieri non avesse nulla a che fare con lui. Per un momento, si chiese se avesse capito male. Quella persona nel camerino non era Damian? "C'è qualcosa che non va?" chiese, notando il suo sguardo intenso. "Sei pallida. Le condizioni di tua madre sono peggiorate?" Whitney scosse la testa e disse con voce roca: "Probabilmente non ho dormito bene in ospedale la scorsa notte." Damian le prese il documento dalla mano e lo mise sulla scrivania. "Prenditi un giorno libero oggi. Chiederò all'autista di portarti a casa così potrai riposare, va bene?" Whitney guardò nei suoi occhi gentili e annuì. "Va bene, ti preparerò la cena quando tornerai a casa." Damian le scompigliò i capelli e sorrise. "Non vedo l'ora." Quella sera, Whitney cucinò alcuni dei piatti preferiti di Damian e aspettò a tavola. Il tempo passò, ma lui non si fece vedere. Anche quando il cibo si raffreddò, la porta rimase silenziosa. Proprio mentre stava decidendo se riscaldare il cibo, ricevette una chiamata da Billy. "Signorina Spencer, il signor Howard ha qualcosa da fare stasera. Mi ha chiesto di dirle di non aspettarlo e di riposare." Whitney riattaccò il telefono. Rimase seduta in silenzio per un momento prima di comporre un altro numero.