ALEXANDER.
Continuo a camminare avanti e indietro lungo il corridoio, il cuore che mi batte forte nel petto a ogni secondo che passa, e nessuno che esce da quella stanza.
Il mio sguardo si posa su Kaleb, che tamburella nervosamente i piedi sul pavimento e si agita sulla sedia, i suoi occhi che occasionalmente passano dalle sue mani in movimento alla porta accanto a lui.
"Starà bene," gli dico,
















