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L'Erede Segreto del Miliardario

L'Erede Segreto del Miliardario

Autore: Esther1218

Verità o finzione
Autore: Esther1218
9 mag 2025
Punto di vista di Dante. Gettai un'occhiata distratta all'orologio, giusto per capire che ore fossero, mentre fingevo di ascoltare le parole di Phoebe. "Dopo possiamo fare un salto in boutique. Ho bisogno di qualche vestito nuovo per la stagione che sta per iniziare." Phoebe mi sfiorò il braccio con le dita, sperando che quel contatto potesse impedirmi di negarle l'ennesimo capriccio. Aveva un talento innato per lo shopping e sapeva come spendere senza ritegno, ma fortunatamente guadagnavo abbastanza da soddisfare le sue folli spese. In fondo, non mi importava, finché lei era lì con me. Scacciai quella strana sensazione di distacco che mi perseguitava dal suo ritorno. Un uomo ha bisogno di tempo per riabituarsi a certe presenze e accogliere un cambiamento così radicale. "Fai come vuoi," le risposi con un sorriso abbozzato, infilando poi la mano nella tasca interna della giacca per prendere il telefono. Scorsi rapidamente alcune email della mia assistente e cliccai su un paio di video di politica internazionale, mentre Phoebe indicava all'autista dove fermarsi. L'auto si arrestò dolcemente e il portiere ci aprì lo sportello. Phoebe era già scesa, senza però risparmiarmi la sua solita fretta. Sospirai e stavo per rimettere il telefono nella giacca quando vibrò. Il mio pollice scivolò sullo schermo rivelando un messaggio inatteso, proveniente dall'unica persona da cui non mi sarei mai aspettato di ricevere notizie. E il contenuto era persino peggiore di quanto potessi immaginare. Sophia mi chiedeva di inviarle al più presto i documenti per il divorzio, esprimendo un'incredibile fretta di firmarli. La mascella mi si contrasse involontariamente e una rabbia sorda mi invase. Era quello che volevo, che facesse esattamente quello che stava dicendo, ma quel messaggio inaspettato mi mise inspiegabilmente a disagio. Perché tutta questa fretta di andarsene? Fino a pochi giorni prima, nel mio ufficio, mi supplicava di ripensarci, di scegliere lei, e ora eccola lì, con un cambio di rotta così repentino. Dove diavolo si era cacciata negli ultimi tre giorni? Qualche amante segreto le aveva forse fatto il lavaggio del cervello? Sapevo che non se n'era ancora andata del tutto, perché le sue cose erano ancora sparse disordinatamente sul letto, ma non avevo indagato oltre. Non credevo di amarla, e in fondo non lo credevo nemmeno adesso. Era sempre stata Phoebe la donna che desideravo, allora perché questa storia mi irritava così tanto? Lo sportello si aprì di scatto, ma decisi di rispondere subito a Sophia, chiedendole un incontro. "Tesoro, ma ti decidi? Sono qui fuori da un'eternità! I tuoi affari possono aspettare," mi rimproverò Phoebe, impaziente, piantata sul marciapiede. Grugnii infastidito, infilai di nuovo il telefono nella tasca e scesi dall'auto, rassegnandomi a sopportare chissà quanto tempo in quella boutique infernale. Fortunatamente, ci mise solo un'ora, ma tanto le bastò per svuotare quasi metà negozio. Pagai con la carta e uscii a prendere una boccata d'aria, ancora turbato dal messaggio di Sophia. "Grazie di cuore per tutti questi vestiti!" esclamò Phoebe, sorprendendomi mentre saliva in macchina accanto a me. "Penso che ti meriti una ricompensa." I suoi occhi si socchiusero maliziosamente, mentre si avvicinava a me con un tono seducente. Mi sfiorò il collo con le labbra, per poi lasciarmi un bacio languido sulla mascella, preludio a un bacio sulla bocca. Ma qualcosa dentro di me mi spinse a girare il viso, quel tanto che bastava a farle sfiorare solo l'angolo della guancia. "Più tardi, Phoebe," dissi, appoggiandole una mano sul braccio per allontanarla delicatamente. Odiai con tutto me stesso il fatto di non provare assolutamente nulla al suo contatto. Nessuna scossa, nessuna scintilla, come invece accadeva quando toccavo… Scossi la testa, rifiutandomi di ammetterlo anche a me stesso. Dopo un pomeriggio passato a seppellirmi sotto una montagna di lavoro, nella vana speranza di soffocare quel fastidioso tarlo interiore, decisi di chiudere bottega e tornare a casa. Era piuttosto tardi e non c'era quasi più nessuno in ufficio, ma uscii comunque. Una volta a casa, entrai in punta di piedi, sperando di sgattaiolare silenziosamente oltre la camera di Sophia. Forse le cameriere avrebbero potuto sistemare le sue cose e preparare le valigie. Ma non fu così. La camera da letto di Sophia era completamente vuota, spoglia di ogni traccia della sua presenza. Non c'era più il suo profumo nell'aria, né un singolo oggetto che le appartenesse. Se n'era andata davvero. Quella consapevolezza mi lasciò in bocca un sapore amaro, impossibile da mandar giù. Non mi aspettavo di reagire così. Non pensavo che, una volta che la polvere si fosse posata e la mia decisione fosse diventata realtà, mi sarei sentito così… vuoto. Era sparita, e non sapevo se e quando l'avrei rivista. Tutto era successo troppo in fretta. Mi sarei aspettato più resistenza da parte sua. Mi aspettavo di vederla almeno un'altra volta, prima di chiudere definitivamente la nostra storia. Prima ancora di rendermene conto, mi ritrovai con il telefono in mano, il dito che tamburellava sul suo nome. Lo portai all'orecchio mentre squillava, sperando che rispondesse, solo per sentire di nuovo la sua voce. Non sapevo cosa le avrei detto, forse qualcosa a proposito di un incontro per discutere i dettagli del divorzio. La mia presa sul telefono si fece più salda, mentre il telefono continuava a squillare a vuoto. Sophia non rispondeva, sembrava non avere alcuna intenzione di farlo. Riprovo una, due, tre volte, ma niente. I giorni successivi furono un'agonia, e le settimane che seguirono furono persino peggiori. Ma cosa mi stava succedendo? Come potevo provare tutto questo per Sophia?

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